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SERVE UNA POLITICA FRANCESCANA



Caro Presidente Napolitano,

Ti ringraziamo come Italiani per l'alto senso dello Stato dimostrato, che ha permesso di sopperire all'incapacità del sistema partitico, e comprendiamo quanto sia costato in termini umani il grande sacrificio personale che Ti sei imposto ed hai imposto alla Tua famiglia.

Prevedendo una durata "a tempo ridotto" della Tua Presidenza ed avendo chiara la visione di quanto si deve e si dovrà fare per per cercare di risollevare questo nostro povero Paese, pensiamo che ci sia la necessità che il Tuo successore continui sulla scia delle riforme e degli interventi che  fin da subito indicherai al nuovo governo e che,  ci auguriamo tutti, tale governo saprà portare avanti rapidamente e concretamente, assumendo su di sè la responsabilità dei processi operativi e del controllo dell'esecuzione e del  risultato finale.

Vorremmo dunque segnalare, in modo molto sommesso, alcune situazioni, inerenti gli Organi Istituzionale del Paese, che secondo noi dovrebbero essere migliorate e rese più efficienti ed efficaci nell'interesse del Popolo Italiano.

Ecco, vorremmo Presidente che, ad iniziare dal  Quirinale, tutte le nostre Istituzioni fossero un po' più "francescane", traendo spunto proprio da quest'aria  nuova che si respira, continuamente  predicata da Papa Francesco e che sembra aver contaminato in modo positivo "l'umanità dei semplici". 

Diciamo che vorremmo un Presidente  "Francesco" perchè in lui dovrebbe convivere la orgogliosa dignità della rappresentatività Nazionale, la massima determinazione nella difesa della Costituzione e dell'unità della Nazione ma, anche,  la forte volontà di riportare il Quirinale, le altre Istituzioni, i Partiti e la politica nel suo complesso a livelli più consoni e rispondenti  alla realtà attuale e,  molto probabilmente anche futura, del nostro Paese.  Tutto questo in linea con le migliori Istituzioni europee e mondiali, avendo la capacità di togliere definitivamente dai Palazzi gran parte di quei riti formali e quei pomposi addobbi ottocenteschi ormai non più in vigore nemmeno tra le peggiori monarchie europee.


Uscieri, valletti, maggiordomi, sposta sedie, valanghe di serventi (fa tristezza vedere uomini e donne fermi in piedi dietro lo scranno presidenziale occupati solamente a spostare la sedia dei Presidenti e portare qualche breve messaggio), pagati bene, anzi molto bene, profumatamente, con pensioni ancor più auree ma con funzioni superficiali e prive di qualsiasi qualità che fanno del Quirinale, ma anche del Parlamento,  del Senato e di Palazzo Chigi le Istituzioni democratiche più costose d'Europa.

Pensare che uno stenografo può arrivare a guadagnare  254.000,00 euro all'anno e che nella media il vitalizio degli ex dipendenti del Senato o oggi circa di 135.000,00 euro l'anno, oltre 13 volte in più di una pensione media dell'Inps, è cosa che ci lascia perplessi ed affranti.

Un commesso del Senato invece va in pensione a 52 anni con 8.000,00 euro di pensione per 15 mensilità. Solita indignazione, solite proteste, solita solfa: taglieremo, ridurremo, cambieremo. Era il 2009. Oggi le pensioni dei dipendenti sono cresciute di oltre il 22 %. Queste sono le promesse e gli impegni dei politici italiani. Vergogna.

Figure professionali queste che hanno goduto e godono tutt'ora di privilegi collegati alla casta politica e che hanno, per di più, la possibilità di andare in pensione ancora nel fiore dell'età e con assegni gonfi come le tette della Minetti. La legge infatti riserva a coloro che sono stati assunti prima del 2007 (praticamente tutti) di utilizzare ancora il più vantaggioso sistema retributivo al contrario di quanto capita ai comuni mortali  dopo la riforma Dini.

La giustificazione della politica è quella che i parlamentari, per la delicatezza delle loro mansioni, hanno bisogno di personale qualificato (è per questo li si manda in pensione a 50 anni?). Fa semplicemente ridere ed anche un po' "incazzare". Pensate voi perchè un usciere di Palazzo Madama deve essere più qualificato di un qualsiasi altro usciere? E qual'è la conclamata delicatezza del suo compito? Il riverire l'onorevole, lo spazzolare le rosse corsie dove poggia il suò stanco piede, il girare la maniglia con ossequiosa cortesia o  spostare la sedia senza infastidire  gloriosi deretani?

Tutto ciò mette in mostra una immagine dequalificata ed un  onere non più accettabile e sostenibile per le tasche degli Italiani, che potrebbe e dovrebbe ben essere    evitato, facendo dimagrire fortemente, per numero, formalità, sprechi e costi complessivi, le strutture burocratiche, permettendo di distribuire le risorse, così recuperate, a chi produce per far crescere e progredire veramente  il  nostro Paese.










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E' LA PRIMA VOLTA PER L'ITALIA




NAPOLITANO AL QUIRINALE!!!

Grande sacrificio del Presidente  difronte l'incapacità della politica

Ora dovrà anche garantire governo ed equilibri politici


Si è conclusa, politicamente parlando, una delle settimane più terrificanti per il paese Italia. La rielezione a Presidente di Giorgio Napolitano, peraltro avvenuta nel modo in cui tutti abbiamo potuto assistere, praticamente in diretta, e dopo che il P.D. aveva deciso di auto eliminarsi con un comportamento al limite della follia,  risolve provvisoriamente il problema di occupazione del Quirinale ma sancisce anche la disfatta della coalizione che aveva vinto alle recenti elezioni politiche. Ora  tutti dicono la loro e, come sempre accade, i bravi politicanti  trovano ogni giustificazione per non porre l'accento sull'ignobile spettacolo messo in mostra davanti a tutta la platea Nazionale e Mondiale. C'è chi anche, come Minniti e Franceschini che ha  persino avuto il coraggio di sottolineare, a caldo,  "il grande senso di responsabilità tenuto dal Partito Democratico nella sesta votazione....." (sic!!).

Come la vediamo noi, invece, l'unica vera fortuna  è quella che a garantire la Costituzione Italiana e l'unità del Paese ci sia ancora il Presidente Napolitano, un vero "Padre della Patria", uomo di nerbo e di principi, con una moralità al di sopra di ogni sospetto.

Va però anche sottolineato che la tendenza comportamentale emersa in questo frangente, e dal Presidente perseguita in tutta questa vicenda,  porta alla necessità di riconsiderare l'aspetto Costituzionale della Presidenza della Repubblica, inducendo ad una possibile trasformazione della stessa in una Repubblica Presidenziale con elezione diretta del Presidente stesso.

Ora  guardiamo un po' indietro e pensiamo cosa sarebbe potuto succedere se le Camere avessero eletto altri personaggi facenti parte di una storia passata e che hanno anche contribuito in misura molto significativa a portare il Paese in questa situazione di crisi politica, sociale ed economica, prima di tutto interna. Ed affermiamo ciò perchè esiste ancora il rischio di trovarci qualche tragico pensatore politico magari alla guida di un Governo che ormai dovrà poggiare praticamente sulle "larghe intese" (vederemo se con questo termine si intenderà l'affrontare i problemi essenziali del Paese con soluzioni condivise dai due principali partiti o far finta di collaborare con il solo intendo di andare prima possibile al voto).

Purtroppo in momenti come questi c'è dunque il grande rischio che la poca fantasia e la scarsissima propensione al rinnovamento porti alla luce quei soliti nomi, chiaramente dal popolo identificati come "principi della casta politica". E tra questi in particolare due.

Lamberto Dini, quello che seppellì per sempre le rendite di anzianità e che introdusse il severo sistema contributivo al posto di quello retributivo, colui che fu chiamato l'uomo "taglia pensioni" ma che però personalmente ne incassa due entrambe ricchissime e le accumula per di più con un terzo assegno di Stato, quello dell'indennità da Senatore. A spanne oltre 40.000,00 euro netti al mese; roba da far venire l'indigestione anche ai lottatori di "sumo". Uomo lui, altresì bravo a fare spesso, specialmente quando conviene, il salto della quaglia: prima ministro del centro destra, poi capo del governo con i voti del centro sinistra. "Lacrime e sangue per stare in Europa" e "scusate, ma i sacrifici sono necessari": queste le sue parole d'ordine anche se lui di sacrifici ne ha imposti molti ma ne ha fatti pochi. Infatti nel 1994, pochi mesi prima di tagliare le pensioni altrui si premurava di mettere in cassaforte due splendide pensioni per se. Diciamo che rispecchia la coerenza dell'italiano medio che opera nel pieno rispetto della legge; solamente che è lui che fa la legge.

Oppure, altro nome che si sente pronunciare, è quello di Giuliano Amato, che con la sua manovra "monstre" dell'autunno del 1992, tutta lacrime e sangue, fu il primo Presidente del Consiglio Italiano a tagliare le pensioni d'anzianità dopo averle bollate come un'ingiustizia ed uno spreco. Come ministro del governo D'Alema dichiara in Parlamento nel luglio del 1999: "senza la riforma delle pensioni me ne vado". Argomento che ribadisce anche successivamente aggiungendo che "i sacrifici sono necessari". Ha anche invitato tutti coloro che godono di un reddito alto a rinunciare all'egoismo a beneficio degli appartenenti alle fasce di reddito più basse e dunque incapaci di crearsi una pensione complementare. Richiami che hanno spaventato milioni di onesti padri di famiglia che hanno pensato che sarebbero scomparse le poche certezze del loro futuro. Il Dottor Sottile, molto sottile e molto moralista, non si è risparmiato in questa crociata e si è impegnato a mostrarci l'importanza dell'essere virtuosi e del sapersi accontentare di poco. Per aiutarci su questa strada si è anche impegnato a mettere le mani nei conti correnti degli italiani. Lui d'altra parte è tranquillo. Nemico di tutti i baby pensionati, è andato in pensione a 59 anni e, tra permessi di cumulo e leggi e leggine che gli hanno consentito di veder trattate le indennità come veri e propri stipendi, oggi si porta a casa ben oltre 30.000,00 euro netti al mese. Non male, no? E per finire, nel 2010, Amato ha sostenuto, in un'intervista al "Corriere della Sera", le ragioni della rivolta giovanile con queste parole. "Protestano contro la voracità dei vecchi". Non ci sono parole per definirlo quando fa finta di non ricordarsi che da vecchio  incassa vitalizi d'oro.

E' proprio il caso di dire: "Che Dio ci aiuti".































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IN ****TINO VERITAS - "BOCCA MIA STATTE ZITTA"

Promotur

Allora è vero! Per il Presidente Mazzolini Promotur è stata solamente la rampa di lancio per raggiungere la Regione. Sistemati alcuni amici e figli di amici, promesso impianti ed interventi
vari a tutti i Sindaci dei Comuni presenti all'interno del Collegio Elettorale, mantenuta la situazione debitoria dell'Ente (tanto paga sempre Pantalone) si presenta come candidato senza nemmeno pensare a dimettersi dalla presidenza.

Tanto non c'è l'obbligatorietà dell'atto e, se la va male come l'altra volta, può sempre ritornare al suo appannaggio.



Noi riteniamo che su Promotur debba esser fatto un importante ed approfondito ragionamento politico guardando avanti, o meglio oltre, e dando prospettiva concreta ai poli turistici regionali. 



Tanto più avendo presente che l'unico comprensorio veramente in attivo, la Carnia con lo Zoncolan, non ha mai potuto esprimere un Presidente. Un tanto per il nuovo Governatore.






Lega Nord Tolmezzo 



Giovedì 21 marzo 2013 - ore 12,30 circa.


All'enoteca Trago l'assessore comunale Aurelia Bubisutti dichiara pubblicamente: "la mia esperienza con la Lega è finita". Lasciata la carica di Consigliere Comunale a favore del giovane Sica, rimane comunque in Giunta come Assessore. A questo punto, se non è più parte della Lega e ritiene di aver chiuso con la politica, chi rappresenta in Giunta. Ma ormai di tecnici e saggi sempre in sella il nostro Paese è pieno, per cui..........








By ****TINO VERITAS















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IN ****TINO VERITAS

Latteria di Tolmezzo.
Il Comune non dice niente?

Vorremmo chiedere al Sindaco Zearo se sa qualcosa in merito alla fusione (tentativo in atto o già avvenuto?) della Latteria di Tolmezzo con quella di Sutrio e se, eventualmete, tale operazione è da lui e dal suo esecutivo condivisa.

Considerando la gran diversità di numero di soci, tutti a favori di quella di Sutrio, e l'eseguità dei debiti contratti da quella di Tolmezzo (pare 15.000/20.000 euro), più che di una fusione si può parlare di una occupazione. Così la potente famiglia Peresson,supportata dai potenti di Sutrio,  entra in Tolmezzo e, a bassissimo costo, diventa proprietaria di uno storico immobile in centro città.
Un buon, anzi un ottimo affare ad un costo stracciato.
Un fatto comunque non ben chiarito e  presenta alcuni lati oscuri; quello dello spaccio che la latteria di Sutrio ha avuto a suo tempo in locazione dalla Comunità Montana. Scaduto il contratto, la stessa non ha partecipato alla nuova gara d'appalto (molti addetti ai lavori dicono che pare non si sia presentata volutamente perchè convinta che non ci sarebbe stata alcuna offerta da parte di altri concorrenti e che quindi potesse poi andare a trattativa privata, spuntando un prezzo ancor più vantaggioso per portarsi così a casa il servizio) ma, pur avendo vinto altro concorrente, questa è rimasta in "modo improprio" dentro i locali ancora per molto tempo, volendo anche vantare nei confronti del subentrante il costo, sostenuto, afferma,  degli arredi e delle attrezzature presenti nei locali, peraltro, al contrario dicono altri, a suo tempo  pagate con i soldi pubblici dalla Comunità Montana e non dalla Latteria stessa. In mezzo a queste diatribe intanto veniva accumulato un notevole arretrato di affitti insoluti  del cui esito,  pare,  la trasparenza faccia un qualche difetto.


In conclusione una operazione disegnata perfettamente e perfettamente portata alla conclusione con soddisfazione, si dice, di tutti: dal Presidente Paronitti alla segretaria Romanin che così rientrano dai debiti della Latteria di Tolmezzo, dal Peresson che potrà riaprire uno spaccio vendita di salami e formaggi di Sutrio sempre a Tolmezzo, ai produttori di latte di Sutrio, di Illegio (che altrimenti doveva chiudere), Alesso (così il figlio di un socio della Latteria di Tolmezzo potrà continuare a gestire la sua stalla di 40 vacche) e da Moggio, da dove proviene il casaro.

Complimenti al bravissimo Marsillio che, in questo modo, riesce ad assicurare alla Latteria del suo Comune un palazzo storico del centro di Tolmezzo praticamente in regalo.


By  IN ****TINO VERITAS 













 

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E POI DICONO CHE "CI FACCIO O CI SONO"?


Le prime perle: 

"Santoro che va ospite in una trasmissione di   Berlusconi. Che spettacolo" 

"Con Bersani è fare un salto nel buio. Con gli altri un suicidio assistito"

"Fini e Casini? Ridicoli. Monti? E' solo l'elite"



 IL  GRILLO  PENSIERO







Esercizio di  controllo sull'azione politica? Ma di chi?

Grillo aveva a suo tempo dichiarato: "B. & B. sono uomini falliti. In Parlamento ci siederemo dietro ogniuno di voi per controllarvi". Probabilmente non aveva compreso che nel "voi" ci stavano anche tanti suoi "grillini".
Ha provveduto a risolvere l'incidente di percorso inviando i commissari, che riesumano il lontano ricordo dei "Commissari del Popolo" di comunista memoria.



Non è tempo di voto. Serve governare!

Grillo ha anche detto che:  "I potenti hanno sempre un vantaggio. Se il non potente vince, in realtà stravince". L'imminente consultazione elettorale darà, almeno per quanto riguarda la nostra Regione ed i suoi candidati, alla Presidenza ed in Consiglio, sostanza o meno a questa affermazione. Considerato che il suo obiettivo è quello di essere maggioranza assoluta del Paese e che la rete impazzisce di euforia per proclami ambiziosi di questo tipo, ci attendiamo un risultato che da inimmaginabile diventi realtà.

Nessuna delega; meno che meno in bianco.

 Sempre Grillo: "L'Italia è allo stremo delle forze,al limite della Grecia". La colpa, ormai è una convinzione generalizzata anche tra i politici, è, prima di tutto, della classe politica, che si è mangiato tutto in spregio al merito, alla competenza ed alla decenza. Dunque, se questo è "il Paese della corruzzione, della cattiva amministrazione, della cattiva giustizia o non giustizia, vuol dire che chi  governa ci ha un interesse e quindi non si può governare con lui e bisogna mandarlo via". Ergo "via tutti" e si torni al voto.  Grillo contro tutti per salvare il Paese e gli Italiani. Un progetto pericoloso, molto pericoloso. Potrebbe persino essere un primo passo verso il caos istituzionale.



A chi lo sprint finale in Regione?

Molti prevedono alle prossime elezioni regionali una caduta di consensi per il MoVimento 5S. Anche alle recenti Politiche c'è stato un momento analogo, ma il risultato finale ha dato completamente ragione a Grillo.
Stiano ben attenti i Partiti. La democrazia diretta prevede l'eliminazione di ogni barriera tra cittadini e Stato. La grande partecipazione popolare sul web, il linguaggio diverso e per molti sconosciuto della rete, le regole semplici  e i messaggi comprensibili a tutti costituiscono la forza del MoVimento, facendogli mantenere ancora un alto livello di autonomia decisionale ed operativa ed una posizione invidiabile nella classifica dei consensi.































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APPALTI E NEVE

LA NEVE A TOLMEZZO

RICEVIAMO DA DIVERSO TEMPO SEGNALAZIONI IN MERITO ALLA QUALITA'  DEL SERVIZIO SGOMBERO NEVE EFFETTUATO A TOLMEZZO. 

In un primo momento abbiamo inteso passare oltre a queste sintomi di diffuso malessere palesati sia dai cittadini  che dalle imprese locali, anche se, per alcuni versi, era facilmente riscontrabile la veridicità di quanto veniva affermato. Ma volevamo evitare di essere, come spesso a noi accade,  addittati quali  "elementi sovversivi" all'interno della maggioranza che guida il Comune di Tolmezzo.

Molti hanno anche ravvisato una forte differenza di qualità nel servizio tra chi operava nel centro cittadino rispetto ad altri presenti nelle frazioni e nella zona industriale. A questi abbiamo subito chiarito che gli appaltatori erano diversi ma  che operavano anche diversi padroncini (qualcuno  con mezzi meccanici scadenti e non adeguati) non di grande esperienza per questa tipologia di interventi e,comunque, in regime di subappalt0.

Ma con la nevicata odierna, visto che  non tutto è proceduto come doveva, abbiamo ritenuto necessario approfondire le modalità di un servizio, comunque notevolmente oneroso per le casse del comune, e quindi anche per le tasche nostre, che ci lascia perplessi.

Tutto nasceva diverso tempo fa quando, durante una riunione della maggioranza consigliare, il  Sindaco ed il Vice Sindaco di Tolmezzo si erano molto seccati (eufemismo) perchè qualcuno aveva sollevato delle perplessità in merito alla qualità del servizio di sgombero neve.

A noi oggi, visto che tale qualità è sotto gli occhi di tutti i tolmezzini, preme solamente chiarire se tutti i disposti contrattuali previsti per lo sgombero neve lungo le strade del comune di Tolmezzo (tratte n. 1 e n. 2) sono stati osservati ed hanno ricevuto dai competenti uffici i necessari controlli. E ciò, anche in considerazione del notevole esborso uscito dalle casse comunali.
In particolare vorremmo soffermarci sul concetto di subappalto che, pare, sia stato utilizzato in maniera molto intensa e, si dice in Città, anche spregiudicata, da parte della Ditta aggiudicataria, pur in assenza di precise indicazioni in tal senso all'interno del contratto  ma, anzi, con le precisazioni evidenziate ai punti 6 e 13 dello stesso.

Fatte alcune opportune verifiche e sentito il parere di  esperti in materia di appalti pubblici e stesura di contratti, a noi risulta che, secondo l’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici, il ricorso al subappalto deve avvenire nel rispetto delle condizioni dettate dall’art.118 del Dlgs 163/2006 che impone l’indicazione, da parte del concorrente, “dei lavori o delle parti di opere ovvero dei servizi e delle forniture o parti di servizi e forniture che intende subappaltare all’atto della presentazione dell’offerta”.
Tale adempimento costituisce un presupposto essenziale in vista della successiva autorizzazione al subappalto da parte della stazione appaltante anche se non ai fini della partecipazione alla gara.
 
Da ciò consegue che l’erroneità o la mancanza della dichiarazione non può essere, di per sé, assunta a fondamento di un provvedimento di esclusione, ma rappresenta solo un impedimento per l’aggiudicataria a ricorrere al subappalto, di modo che la stessa dovrà provvedere direttamente all’esecuzione della prestazione, ove in possesso dei requisiti prescritti.
 
In tal senso, dalla lettura del punto 6 del contratto, sembrerebbe che non vi sia stata, in sede di offerta, alcuna manifestazione scritta da parte del concorrente di voler procedere ad una qualche percentuale di affido lavori in subappalto.
Diversamente, la violazione dell’obbligo di indicare in sede di offerta la quota della prestazione che il candidato intende subappaltare potrà costituire causa di esclusione qualora questa sia necessaria per documentare il possesso dei requisiti richiesti ai concorrenti  singoli o riuniti al momento di presentazione dell’offerta, necessari per eseguire in proprio la prestazione.

In ultima analisi, il concorrente ha precisato la percentuale di lavoro che intende affidare in subappalto? E se sì agli atti risulta se ciò è avvenuto effettivamente anche attraverso la deposizione di  tutta la documentazione prevista? Infine, quali controlli hanno assicurato che il costo pagato dal Comune sia congruo e rispondente al lavoro svolto (quantità, qualità e tempo) dalla Ditta aggiudicataria?

Ci auguriamo quindi che la più volte dichiarata trasparenza dei nostri amministratori ci consenta di verificare, alla luce del sole, quanto richiesto e riscontrare così se i nostri soldi sono stati spesi bene.
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LA SPERANZA IN UN SORRISO

 FRANCESCO - VESCOVO DI ROMA

Una forte e viva sensazione ci ha preso subito, è entrata nel profondo del cuore e non ci lascierà più:

è uno di noi, è con noi, non ci abbandonerà mai



Abbiamo chiesto a Mauro Biscosi, Presidente del centro culturale Giovanni Paolo II di Tolmezzo, una riflessione sul nuovo Papa.

La pubblichiamo con piacere, condividendone i contenuti:




Alcuni giorni prima della elezione a Sommo Pontefice del Card. Bergoglio, mi chiesero di partecipare al toto-Papa, quell’inutile sport che coinvolge tanti nel cercare di individuare il nome del futuro Papa. Risposi che la cosa non mi interessava anche perché lo Spirito Santo aveva già più volte dimostrato di avere altri criteri di scelta, innegabilmente più efficaci dei nostri.


Così quando dalla loggia di Santa Pietro il card. Tauran ha annunciato il nome del card. Bergoglio, dopo una prima reazione di stupore e sorpresa, ho sorriso pensando che ancora una volta lo Spirito Santo si è fatto beffa dei vari vaticanisti o presunti tali.


Ammetto di non conoscere bene il card. Bergoglio, per cui ciò che dirò si basa su quanto in questi giorni ha detto nei momenti ufficiali in cui da Papa Francesco si è presentato al mondo intero, e su quanto è stato ripreso dei suoi interventi in passato.

Devo dire che, se il buon giorno si vede dal mattino, sarà un pontificato luminosissimo nella scia di quello dei suoi predecessori da Giovanni Paolo I a Benedetto XVI passando per il Beato Giovanni Paolo II.


"Se non confessiamo Gesù Cristo, diventeremo una Ong assistenziale ma non la Chiesa, sposa del Signore". Papa Francesco, nella sua prima omelia da Sommo Pontefice, ha chiarito subito che la vera riforma nella Chiesa è la fede, e la testimonianza della fede. 
E in questo si è messo nel solco magisteriale già tracciato da tutti i papi precedenti (specie da Benedetto XVI che aveva indetto l’anno della fede): non dimentichiamo che il ministero petrino istituito da Gesu’ e’ sacro perchè ha il potere ed il compito di confermare nella fede i fratelli, indipendentemente dalla santità personale del singolo papa.
Ciò non toglie che anche papa Bergoglio darà una sua impronta particolare a questo cammino, ma allo stesso tempo è chiaro che condivide con chi l’ha preceduto il giudizio più profondo sulla realtà attuale.
E’ giusto metterlo in evidenza perché in queste poche ore dalla sua elezione c’è stato un diluvio di commenti e analisi da parte soprattutto dei soliti noti, che hanno tentato di arruolare Jorge Mario Bergoglio nel partito del progressismo estremo, alimentando l’attesa di riforme radicali soprattutto nel campo della morale (per alcuni sembra proprio che questa sia l’unica preoccupazione). 
In realtà è bene chiarire che il curriculum di papa Bergoglio al proposito parla ben chiaro: non solo ferma opposizione a qualsiasi riconoscimento delle coppie gay ma Bergoglio – da arcivescovo di Buenos Aires e primate della Chiesa argentina - si è anche distinto per le sue nette prese di posizione contro l’aborto e l’eutanasia. 

Così come, più volte, ha anche negato la possibilità di mettere in discussione il celibato dei preti (con buona pace di tanti preti di frontiera).

Insomma, chi identifica la riforma della Chiesa con queste false aperture alla modernità – che peraltro hanno già costituito una disgrazia per le altre denominazioni cristiane – sarà ben presto disilluso.

La riforma che intende papa Francesco è ben più ardua, è la strada della Croce, è la conversione: e qui non servono sterili rivendicazioni di presunti diritti, ma il riconoscersi anzitutto bisognosi di essere salvati. Infatti nell’omelia e nell’Angelus di domenica ha ricordato che se tanti sono disperati, il problema non sta nella misericordia di Dio, che il Signore offre oggi come ieri e come sempre.  

«Il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono». 
Si tratta dunque di non stancarsi di tornare al Signore e chiedere perdono, invocando «la Madonna, che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo». «Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono».



Mauro Biscosi


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La Rete salverà Grillo dall'effetto Palazzo?


BERSANI  RINGRAZIA  E FA  IL  PIENO

PER I GRILLINI IN SENATO: 

CONFLITTO DI COSCIENZA O RISPETTO DELLE REGOLE


 Pietro Grasso, ex Procuratore Nazionale Antimafia, con 137 voti contro i 117 dell'altro candidato e Presidente uscente di Palazzo Madama, Renato Schifani, ha vinto il ballottaggio ed è diventato il nuovo Presidente del Senato della Repubblica.

Grasso ha preso 14 voti in più rispetto quelli della sua coalizione. Voti, con molta probabilità, arrivatigli dal M5S, i cui giovani rappresentanti hanno imparato subito e, pare, anche bene il mestiere del "franco tiratore", tanto da far scattare la furente reazione del Beppe nazionale difronte alla cosidetta "libertà di voto" concessa dal Capogruppo 5S al Senato  Crimi.

Si è aperta così una prima crepa nel blocco dei 5S, tanto che per il prossimo futuro si potrebbero anche delineare scenari fino a qualche ora fa impronosticabili.

Che poi il Crimi, sulla rete, cerchi di rettificare il tiro paragonando Bersani a Berlusconi (ha le presidenze di entrambe le camere) o affermando  che molti dei suoi non se la sono sentita di vedere rieletta al Senato un persona come Schifani è uno stereotipo che non funziona. Forse era meglio parlare di urgenze e di interessi Nazionali. 

D'altra parte anche il PDL non ha compreso la necessità di proporre, in questo momento, figure nuove e di alto profilo, in grado di condizionare l'attenzione politica dei nuovi parlamentari e senatori. C'e la necessità assoluta, all'interno dell'area di Centro-Destra, di fare pulizia (si è fatto molto poco ed anche quel poco male) e di ritornare al Territorio per recuperare individualità e professionalità sane e trasparenti e che rispecchino il sentire vero della nostra gente. 

Ma su questo argomento apriremo,  tra poco, un intenso dibattito ed un forte confronto  su tutti quelli aspetti sociali, economici e politici che attualmente travagliano la nostra Regione ed i nostri Comuni. E ciò anche e soprattutto in riferimento ai programmi ed agli uomini che le diverse forze politiche presenteranno al vaglio degli elettori nelle imminente consultazione elettorale.

Comunque, per il MoVimento5S si è già arrivati ad un punto di necessaria chiarezza: o si dimettono i senatori 5S che hanno votato Grasso, contravvenendo agli impegni assunti, o si dimette, come aveva promesso, Grillo. 

Certo che l'esperienza romana sta già facendo le sue prime vittime. Attenzione baby! Parole ed azioni spesso hanno percorsi diversi, specialmente nelle aule parlamentari che non sono come le piazze. E la grande madre Roma, la lupa che allatta benevolmente tutti i suoi figli, e lì che ti attende per accarezzarti, blandirti e divorarti lentamente ma inesorabilmente.

Vedremo di che pasta saranno fatti questi giovani, se saranno "tigri dai denti di carta" o sapranno resistere e combattere i subdoli ed accattivanti poteri del Palazzo con la forza ed il coraggio dei liberi e forti.











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UN SALUTO E QUATTRO RIFLESSIONI



  • Laura Boldrini, ex portavoce ONU per i rifugiati e parlamentare SEL, è stata eletta oggi Presidente della Camera dei Deputati. Applausi anche da parte del MoVimento5S e di parte del PDL. Su 630 deputati 618 sono stati i votanti. Il Centro Sinistra aveva a disposizione 354 seggi ma la Boldrini ha ricevuto 327 voti.
  •  Gli appetiti del prof. Monti non finiscono mai. Con il tentativo di farsi patrocinare dal Presidente  Napolitano per la poltrona di  Presidente del Senato della Repubblica ha solamente  rimediato una ulteriore brutta figura che rischierà di portarlo poco lontano anche nel prossimo futuro. Noi comunque avevamo già espresso molti dubbi sia sul suo modo di operare che sulla sua capacità di dare risposte ai veri problemi del Paese (vedi i quesiti posti con il nostro articolo "Monti: un'agenda da riempire").
 
  • Ancora il Monti Pensiero:  "per 30 anni abbiamo vissuto a credito, ora la festa è finita. Se vogliamo permetterci assistenza sanitaria gratuita, istruzione pubblica, robusta previdenza sociale dobbiamo pagarcela. E non si badi alle grida di chi fa il pifferaio magico e nega questa semplice verità." Ecco il Monti che non ci piace, ecco il Monti a cui noi però diciamo, come Orazio, che basta perchè "c'è una misura in tutte le cose". Infatti, considerati da un lato i livelli complessivi di tasse ed imposte che paghiamo allo Stato e, dall'altro la qualità scarsa e comunque costosa dei servizi offerti, abbiamo ben poco in cui credere e sperare.



  • Ci auguriamo che con l'avvento dei giovani grillini e la piccola "rottamazione" avviata, cambi anche la qualità dialettica che il politico utilizza pubblicamente per far valere le sue ragioni, preferendo quasi sempre lo stridore dei denti alla riflessione silenziosa. Da questo tipo di comportamento si genera anche l'incapacità di ascoltare, o meglio, il sostanziale disinteresse per le opinioni altrui. E ciò avviene a tutti i livelli ed anche nella nostra ridente Tolmezzo. Per questo, secondo una riprovevole ma diffusa convinzione, si tende a manifestare anche qui con le parole: numero, rapidità d'uscita e volume. Così la verbosità, da molti servitori del potere, viene scambiata per disinvoltura, la logorrea per socialità. Domina, anche nei piccoli teatrini politici, il modello televisivo: tutti parlano, nessuno ascolta, le idee si sovrappongono, le conversazioni si accavallano. Perfino il silenzio è scomparso: ormai è attesa di prendere la parola. Ed è così, in un contesto di questo tipo, che la voce della gente non viene quasi mai ascoltata e nè tanto meno i politici cercano di capire prima di essere capiti. Sembra quasi che ignorino, o fingano di ascoltare, o colgano solo quelle parti della conversazione che sono di loro interesse.
  • Fuori tutti coloro che hanno o hanno avuto anche un ben che minimo problema con la giustizia. Abbiamo bisogno di aria nuova, fresca, non inquinata da faccendieri della cosa pubblica. Abbiamo bisogno di trasparenza, di collegialità, di specchiate virtù morali. In una società sana, un cattivo comportamento provoca una sensazione di malessere. Per questi virtuosi del crimine, per non sentirsi cattivi, è sufficiente bazzicare altri cattivi. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Ed abituarsi ai cattivi comportamenti è semplice: basta circondarsi di complici adulatori. A pagamento, s'intende. Ecco perchè noi pretendiamo che anche la vita privata di un leader sia trasparente: perchè dobbiamo valutarne la coerenza, l'affidabilità, l'onestà. Abbiamo già detto che nel giudizio su noi stessi non c'è giudice più clemente di noi. Ma dal leader pretendiamo che non invochi attenuanti, che non accampi scuse e giustificazioni, che non cerchi facili scorciatoie per sfuggire alle sue responsabilità. Pretendiamo un agire adeguato e consono al ruolo istituzionale che ricopre nell'interesse del cittadino e del Paese.











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ARRENDETEVI AL POPOLO ITALIANO

GRILLO -UNA TEMPESTA ANNUNCIATA

L'onda nuova è arrivata

E' tempo anche per noi di parlare di Grillo ed i suoi "grillini".

Stanno per arrivare, anzi, sono già arrivati ed occupano una lunga fila di banchi sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica. Sono giovani, molti giovanissimi, tante donne. Hanno tutti un aria di pulito e guardano con occhi meravigliati riti formali (anche se spesso istituzionali) che sono ormai scontati e superati dai tempi. Leggi nei loro occhi rispetto per quello che rappresentano ma anche insofferenza per tempistiche e burocrazie che rallenatano i lavori parlamentari allontanando sempre più i poteri dalle reali problematiche del Paese.

Ora sono arrivati anche nel nostro Friuli Venezia Giulia ed hanno tutta l'intenzione di fermarsi per lungo tempo, magari guardando il mare da qualche splendido palazzo di Piazza Unità d'Italia.


Il notevole risultato conseguito alla recente tornata elettorale non li accontenta. Ora vogliono anche il presidio diretto del Territorio e, la nostra Regione, è la prima opportunità che si presenta. Sarà una dura battaglia ma loro sono sicuri che la grande voglia di cambiamento della gente li premierà.

Prima di addentrarci nell'aspetto locale del fenomeno Grillo, vediamo di considerare quale percorso egli abbia affrontato e quali colpe siano addebitabili alla vecchia politica che non ha inteso comprendere il malessere del popolo italiano e non è mai riuscita ad ammettere, nemmeno in parte, le sue colpe.


"Sono un anarchico insurrezionalista". Così si definisce il Beppe nazionale fin dalle sue prime apparizioni politiche. Ma tutto inizia 27 anni fa quando, vi ricordate, racconta in RAI la barzelletta di Martelli che riferisce a Craxi  della sua visita in Cina: "ma, se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?" Fine della sua presenza alla televisione di Stato ma inizio di una "escalation" che lo porterà a costruire e guidare  nel 2013 il primo partito in Italia.

Ma torniamo un po' indietro negli anni. All'inizio si innamora delle nanoparticelle, si scaglia contro gli inceneritori, invoca il passaggio immediato e totale alle energie rinnovabili. Si schiera contro l'invio di soldati in Iraq, attacca il Governatore di Bankitalia Fazio, è contro la TAV. Sono sotto suo tiro bancarottieri, le compagnie telefoniche e le case farmaceutiche. E' il difensore dei fregati. 

Nel 2005 fonda il suo blog e dichiara: "sul web sta nascendo una nuova democrazia che i vecchi politici non riescono nemmeno a capire. Questi comatosi che si aggirano promettendo questo e quello vanno licenziati tutti". Non sono in molti a prenderlo sul serio.

Tappa importante del suo percorso l'anno 2007. Al "Vaffanculo Day" annuncia tre proposte di legge di iniziativa popolare. La prima in cui si afferma che nessun condannato può candidarsi, la seconda che prevede per ogni parlamentare il massimo di 10 anni di servizio politico e la terza in cui dice basta con le liste dei nominati. Non sono certamente proposte eversive nè tanto meno provocatorie, ma cadono tutte nel vuoto con l'unico grande risultato di rafforzare il suo personaggio ed i suoi sostenitori.

E si arriva al 4 ottobre del 2009: al Teatro Smeraldo di Milano va in scena, per la prima volta, il Movimento 5 Stelle. Il grande intuito di Grillo ha trovato la giusta sponda e la necessaria rappresentazione mediatica; egli comprende benissimo che dire le cose da bar è un'attivita estremamente redditizia. Niente di meglio per gli Italiani che aspettano sempre il Capo Popolo di turno.

Ed ecco che il tutto viene trasformato in risultati elettorali. Prima Parma, poi la Sicilia, adesso l'Italia. L'onda è arrivata e chi non l'aveva capito lo capisce adesso molto bene e sulla propria pelle. Lui proclama: "L'onestà  ora andrà di moda. Li abbiamo messi con le spalle al muro e non potranno fare i loro abituali  "inciucci". Li abbiamo stanati".

Ma ora cosa succederà? Il Nobel Dario Fo, grande amico del Grilllo, si augura la costruzione di un Governo con il PD e dichiara: "Il Movimento 5 Stelle è il primo Partito. Conterà in Parlamento e potrà fare leggi che cambieranno l'Italia e che nemmeno il PD ha avuto il coraggio di fare quando era al governo". Ma di quale PD si parla, visto che Bersani non è riuscito a sfondare nemmeno dopo tutti gli scandali che hanno travolto Berlusconi. I suoi elettori non lo hanno premiato perchè hanno capito che non ha avuto il coraggio di fare le riforme che doveva assolutamente fare.
Rimane dunque solo la coscienza politica dei giovani grillini; essi possono garantire una vera rivoluzione se sapranno trasformare l'urlo in proposta politica. Solo così potranno trasformare l'Italia in una Nazione Civile.

Ma ormai corrono tempi difficili. Quello a cui stiamo assistendo in queste ore (elezione dei Presidenti delle due Camere) non depone sicuramente a favore della coalizione di sinistra che continua a non comprendere la necessità di dover cambiare politica e non strategia.

Se Bersani ritiene di voler governare con Grillo allora decida, voti il suo candidato e la faccia finita.

Ma purtroppo Bersani non riesce a comprendere e trascina la sinistra in una selva oscura, senza bussola, e senza riuscire a trovare la via d'uscita. In queste condizioni non riuscirà mai a vincere la sfida nè con Grillo nè con Berlusconi. PS. Rimandiamo al nostro precedente articolo "La galassia Bersani" del 21 gennaio 2013.

Non basta dunque capacità tattica, è necessario possedere una forte idea strategica per la società italiana che, al momento, non risulta essere in possesso dei quadri dirigenti del PD, vista la forte deideologizzazione attuata e portata avanti da Berlusconi, che li ha progressivamente travolti. 

Una sinistra che ancora oggi non riesce nemmeno a prendere in considerazione la necessità di ritrovare una propria anima, cioè di definire i propri valori fondamentali e di cercare un idea per il futuro, ha portato lo scontro politico dalla contrapposizione delle idee alla sola competizione per il potere.

E di questo Grillo, e non solo lui, può  trarne esclusivamente vantaggio.

Dunque la rivoluzione messa in atto da Grillo, partita a suo tempo dal basso, in sordina, sta scardinando certe condizioni che sembravano talmente radicate da essere date quasi per scontate, incontrovertibili. 

Una rivoluzione che è anche la storia di un gruppo, sempre più numeroso con il passare del tempo, di ragazzi e ragazze, donne e uomini che hanno dato vita ad un movimento politico senza precedenti, capace di vincere solo per mezzo della rete, del passaparola e delle piazze, cioè evitando i mass media (vedi il nostro articolo "Media e Politici" del 7 gennaio 2013), i giornali, le televisioni e tutti quei mezzi che hanno caratterizzato questa campagna elettorale quantomai anomala sotto questo aspetto.

Chi non ha avuto paura di "mettere la faccia" e di confrontarsi con la cittadinanza inbufalita, chi è riuscito a relegare i soliti volti noti nei programmi di approfondimento politico, dove di politico e di problemi della gente non si discute nè si approfondisce niente ma  dove invece ci si urla solamente  addosso con totale fastidio per l'ascoltatore che, generalmente, o cambia canale o trae spunto per un comportamento esattamente opposto al personaggio in mostra , chi è riuscito  a tenere questi "morti che camminano" lontano dalle strade e dalle piazze, che probabilmente per loro sarebbero state completamente vuote o ricche di insulti, ha vinto e vinto alla grande. Ed ora i conti vanno fatti.












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