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RIGASSIFICATORE NEL GOLFO DI TRIESTE

UNA PIETRA SOPRA O SI RIPARTE DA ZERO?

Al Presidente Tondo la decisione finale. Intanto..........
COSA NE PENSANO GLI SLOVENI

I progetti dei terminali di rigassificazione nel Golfo di Trieste sono ritenuti strategici dall’Italia nonostante le forti opposizioni dei Paesi confinanti ed in particolare della Repubblica di Slovenia che ne verrebbe pienamente investita per le ricadute su ambiente e sicurezza.
Dei due rigassificatori, quello nel porto internazionale di Trieste è già autorizzato dalle autorità italiane. Un’autorizzazione peraltro contestata dagli ambientalisti e dalla stessa Slovenia per le pesanti vìolazioni  della procedura di VIA commesse dall’Italia.
Un’autorizzazione basata su clamorose ‘disattenzioni’ degli organi di controllo ministeriali su dati forniti dalla società proponente che nemmeno corrispondevano a realtà, sulla divisione del progetto in due parti (il gasdotto sottomarino di collegamento alla rete nazionale che dovrebbe tagliare in due il Golfo di Trieste è stato sottoposto ad una VIA separata), sulla modifica “ad hoc” del rapporto di sicurezza delle decine di depositi di combustibili costieri che si troverebbero a poche decine di metri dagli enormi serbatoi del rigassificatore.
Una mistificazione con coperture istituzionali forti che ha innalzato il livello dello scontro fino a Bruxelles con le denunce presentate dagli ambientalisti della rete AAG-Greenaction, e sostanzialmente condivise dalla Slovenia.
E proprio questa “alleanza” ha creato forti malumori negli ambienti istituzionali italiani. Un conto è potere gestire in casa le situazioni arrivando ai soliti compromessi contro legge di cui la politica italica ha dato sempre ampia dimostrazione, altra cosa è dovere rispondere delle proprie azioni illegittime a livello internazionale.
Questa insofferenza serpeggiante nei confronti di chi non fa altro che appellarsi al diritto internazionale è ben evidente tanto da sfociare in alcuni casi addirittura in spiacevoli episodi di intolleranza che vedono il coinvolgimento delle stesse scuole di Trieste, utilizzate quale mezzo di propaganda contro “l’odiato” vicino Sloveno reo di finanziare -secondo alunni maldestramente preparati dai loro “tutori istituzionali” – le proteste di chi si oppone ai rigassificatori. Ecco così che gli studenti di una IIIª media diventano strumento di disinformazione a sfondo vagamente razzista nelle mani di chi dovrebbe educarli invece alla tolleranza e alla multietnicità.
E una bandiera sventolata nel corso di una manifestazione di protesta diventa “casus belli”: la bandiera slovena (ma in realtà quella che compare nella foto incriminata dagli studenti è croata) non può essere evidentemente tollerata sul “sacro suolo italico”. E poi la “piccola” Slovenia ha poco da insegnare alla “grande” Italia: non è forse vero che ha dato l’autorizzazione alla costruzione di un rigassificatore a Veglia?
Peccato davvero che gli insegnanti di questa scuola italiana che porta il nome di un reparto militare (Divisione Julia) travolti evidentemente da un insano impeto nazionalista non abbiano spiegato ai loro studenti che l’isola di Krk (Veglia) si trova in Croazia… Tanto la colpa è sempre della “cattiva” Slovenia…

...riportato da Redazione Intenazionale
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INTERVISTE - CRISTIANA GALLIZIA


UNA TOLMEZZINA PER ROMA

Anche la Carnia ha i suoi personaggi, alcuni amati altri odiati, ma quasi sempre i loro profili sono poco noti e le loro verità poco discusse e confrontate.
Intendiamo aprire con loro una serie di interviste con l'obiettivo di offrire ai nostri lettori opportunità di confronto su quelli che sono i rilievi che la comunità muove loro.
Oggi iniziamo con la dott.ssa Cristiana Gallizia, già vicesindaco di Tolmezzo ed attuale Assessore Comunale, nonchè candidata al Parlamento Nazionale nella lista "Scelta Civica" di Mario Monti. Unica donna di Tolmezzo a partecipare alla competizione elettorale.

Dott.ssa Gallizia, da Consigliere Comunale ed Assessore nella sua città di Tolmezzo, eletta in una lista di Indipendenti, a candidata al Parlamento Nazionale per la lista Monti. Quali le motivazioni di questa scelta e quali gli obiettivi che si propone.

Da anni ho tenuto cara la mia “indipendenza”, ma quando ho visto ciò che ha avuto coraggio di fare Monti, lavoro non terminato per il breve tempo a disposizione ed improvvide interferenze, ho ritenuto di potermi spendere per una giusta causa, soprattutto guardando negli occhi i miei figli. Ho un lavoro che mi appassiona e che mi permette tranquillità economica e visibilità: potrei starmene tranquilla a guardare cosa succede intorno, ma sento il dovere civico di dedicare ancora energie e tempo alla buona politica. L’evento che ha fatto scattare la molla decisionale è stata la ridiscesa in campo dell’ex premier Berlusconi.

2.      Cosa si aspetta da questa tornata elettorale e cosa pensa che possa toccare al Paese Italia?

Mi aspetto il coraggio del cambiamento, non distruttivo ma produttivo. Mi aspetto che le buone idee non siano prigioniere di preconcetti, ma in quanto tali condivisibili, a prescindere da chi le propone. Mi aspetto di emozionarmi davanti agli schermi il giorno dello spoglio e di commuovermi per il coraggio che gli italiani avranno dimostrato. Mi aspetto che l’Italia sieda alla pari in un’Europa produttiva e solidale.

3.      Quale il suo giudizio sul Governo attualmente in carica e perché i cittadini dovrebbero votare la lista Monti?

Chi ascolta il chiassoso urlare di chi mistifica la realtà, difficilmente può appoggiare la lista “Scelta Civica”. Peraltro ascoltando i programmi delle varie liste e partiti, riscontro che generalmente le tematiche sono interscambiabili e non identificano posizioni nette. Monti è un esponente politico nazionale che non ha alzato i toni ma ha agito, con modi compìti e con coraggio, attuando ciò che doveva e poteva essere fatto prima. Se non ci fosse stato estremo bisogno di lui, Berlusconi non si sarebbe dimesso e Bersani non avrebbe accettato di appoggiarlo in Parlamento.

4.      Un bel programma inizia prima di tutto da ognuno di noi. Cosa vorrebbe portare avanti se fosse eletta?

Riforme, riforme e riforme, impopolari e necessarie riforme, per garantire un futuro dignitoso ed europeista ai nostri figli. Siamo indietro di 20 anni rispetto a paesi come la Germania, e tutte le nostre risorse culturali, turistiche, agricole, enogastronomiche, intellettive, industriali, artigianali non possono portare frutto senza le riforme, che possano alleggerire l’imprenditorialità, dare pari opportunità, favorire il merito e garantire una democrazia snella. Trattandosi poi di elezioni politiche, mi spenderei con tutte le energie per la difesa del tribunale di Tolmezzo, per ciò che significa a garanzia di una giustizia prossima al cittadino, sapendo che la sua probabile ed imminente chiusura provocherebbe una voragine nel tessuto sociale ed economico di un comprensorio già fragile e compromesso.

5.      Non parole ma buoni comportamenti. Si pretende dai politici onestà, chiarezza, trasparenza, coerenza, affidabilità e responsabilità. Ritiene che tutte queste qualità siano presenti all’interno della lista Monti?

Io so chi siamo noi in Regione, e so chi è il capolista alla Camera, che stimo sia come persona che come politico. Ho aderito alla lista perché ho la consapevolezza che le qualità elencate siano presenti nelle persone attualmente impegnate. Si fanno tante congetture e ci sono diversi appetiti per la prossima sfida elettorale regionale: credo che le battaglie vadano combattute una alla volta, ma con convinzione. Alla fine di febbraio si tireranno le somme, e per il futuro ci dovrà essere un coordinamento nazionale per la scelta coerente di strategie e persone. 

6.    I giovani non devono smettere di pensare al domani. Il mondo va avanti. L’Italia è parte del Mondo. Cosa ritiene debba fare la politica affinchè i giovani possano guardare al futuro con maggiori speranze di quante ne abbiano oggi?

Dobbiamo fare scelte coraggiose, ora e qui, per mettere in sicurezza il “sistema paese” con le riforme. Dal dopoguerra ad oggi abbiamo assistito ad un progressivo benessere a cui ci siamo abituati, che noi adulti ed anziani abbiamo goduto: adesso tocca pensare a loro, a costo di rinunciare momentaneamente al superfluo e riprendere uno stile di vita austero. Dobbiamo fare in modo che l’Europa sia in casa nostra, e che i nostri figli trovino qui ciò che ora cercano all’estero.

7.      Nel giudizio su lui stesso, non c’è giudice più clemente dell’italiano. Quali comportamenti per poter far parte a pieno diritto della comunità Europea?

Mi piacerebbe che l’Italiano medio potesse essere, oltre che geniale, fantasioso, generoso, intuitivo, socievole, ottimista, anche un po’ più mitteleuropeo, acquisendo puntualità, rigore, precisione, realismo, sobrietà; se riuscissimo a mettere insieme queste due modalità comportamentali, non ci batterebbe più nessuno…

8.      L’economia è ferma ed il Paese sta vivendo una forte recessione. Cosa fare per uscire dalla crisi?

Ripeto che finchè non si faranno, e presto, le riforme essenziali (lavoro, istituzioni, sistema elettorale, giustizia, fisco…) la crisi sarà difficile da superare; anche si facessero pesanti investimenti economici, verrebbero vanificati dalla pesantezza di uno Stato lento ed involuto in se stesso. Di fondamentale importanza poi è il mantenimento di una dignità nazionale, agli occhi degli altri Stati, che faticosamente abbiamo da poco riacquistato, anche se a caro prezzo.

9.    Monti ha dichiarato che i politici di oggi hanno uno sguardo a corto raggio. Pensano solo all’oggi e non si pongono programmi ed obiettivi di più largo respiro. Quale società civile potremmo attenderci se sarà Monti a governare il Paese?

Mi attendo un paese dove chi fa politica deve pensare al servizio che si conclude nell’arco di un mandato elettorale; se si guarda al cittadino come potenziale elettore ed attore di un consenso che può favorire la rielezione, non c’è libertà d’azione. Appena ho iniziato a fare politica ho pensato che tutti a turno avrebbero dovuto fare un quinquennio in amministrazione comunale, per capirne i meccanismi e prestare un servizio alla collettività; sotto quest’ultimo aspetto reputo che le donne abbiano una potenzialità in più, che però è difficile far emergere. 

10.  Vista la legge elettorale e le forze politiche in campo quasi sicuramente ci sarà necessità di alleanze per governare l’Italia. Lei cosa ne pensa e con chi, eventualmente, vorrebbe governare?

La domanda è personale, quindi rispondo secondo la mia sensibilità politica e non a nome della lista, anche se le posizioni potrebbero coincidere. La formazione di un area di riformatori audaci e convinti, che solo da altri è definita “centro moderato”, serve ad infrangere un bipolarismo che in quasi vent’anni non è riuscito a fare le riforme; allearsi prima significa, in questo momento, non essere protagonisti convinti. Noi donne e uomini della società civile ci vogliamo misurare per quello che rappresentiamo, ognuno nella propria comunità, non per fare il “mestiere” di politico, ma per passione per la res publica, rispetto per la nostra Patria, propensione all’accoglienza, sguardo rivolto all’Europa e amore per i nostri figli, quelli che abbiamo generato, col rimpianto per tutti quelli che non abbiamo avuto il coraggio e l’audacia di mettere al mondo.
Fatte queste premesse, posso anche affermare che non trovo assonanze con la lega Nord tali da poter ipotizzare un cammino in comune, e che non ho affinità con la politica posta più a sinistra del PD.    

Siamo arrivati alla conclusione di questa intervista. Rimane un breve spazio  in cui lei può rivolgersi ai suoi concittadini ed alla gente della Carnia e dell'Alto Friuli per invitarli a sostenerla in questo importante confronto elettorale.

In poche righe finali: non chiedo il voto per me, ma per la lista “Scelta Civica con Monti”, offrendo tutto il mio impegno, avendovi aderito di slancio. Ho imparato la coerenza dai miei tre figli, i giudici più implacabili di genitori che non siano guide affidabili e coraggiose. Amo la Patria e la Carnia. Amo e difendo la vita, fin dal suo concepimento. Ringrazio papà e mamma perché maestri amorevoli, umili ed onesti. Piango e mi commuovo, non me ne vergogno. Ringrazio Dio di esserci ed essere amata, da tanta gente, e di avere un cuore che sia disposto ad accogliere, aiutare e consolare. Ho stima di un serio e compìto professore che può farci tornare grandi.












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UN FUTURO PER L'ITALIA? RIFORME

COME USCIRE DALLA CRISI ECONOMICA?
Imprese e Famiglie alle prese con il.....PIL e la lotta giornaliera tra Redditi, Costi e Tasse.


Diamo il via, con questo articolo, ad una serie di servizi sul tema dell'economia e di una ripresa che stenta a palesarsi. Crediamo che riportare il pensiero di diversi economisti e studiosi della materia possa aiutare noi ed i nostri lettori a farsi una idea più precisa rispetto i percorsi sui quali dovrebbe avviarsi il nuovo Governo Nazionale e, perchè no, anche quello Regionale, per portare fuori dalle secche il Paese. In tempo di elezioni questo ci sembra un compito utile e doveroso.




Redditi giù, ecco chi ha fatto male i conti
di Ettore Gotti Tedeschi


Abbiamo letto su tutti i giornali che, secondo il rapporto Istat (23 gennaio 2013), il reddito degli
italiani è tornato indietro di ben 27 anni. Ma che significa un'affermazione del genere, come è
possibile? Possiamo supporre che la crisi in atto ci ha reso più poveri per un 20% circa? Ma come si
spiega? Potremmo magari supporre che in realtà l’economia, e conseguentemente i redditi, non
siano mai cresciuti in questi 27anni? Cioè che per circa trent'anni la crescita del Pil , dei redditi, dei
valori mobiliari e immobiliari è stata un bluff? Ma perché invece il reddito nominale e il valore delle
Borse e il valore degli immobili crescevano? E perché si parla solo di responsabilità della finanza
(banchieri) e di necessità di riforme? Ma ora le riforme che ci dicono essere necessarie, ci ridaranno
i redditi persi e i valori del nostro risparmio? Diciamoci la verità, non abbiamo capito molto di quello
che è successo. Proviamo perciò a tentare una spiegazione.

Circa quaranta anni fa l’Occidente ha smesso egoisticamente di fare figli. Interrompendo le nascite ha interrotto la domanda fatta dal biberon all'età adulta: dalla scuola al lavoro, poi il matrimonio, l'acquisto della casa, altri figli, e così via. Questa decisione ha significato interrompere un sistema di consumi-investimenti, reddito, tasse, distribuzione ricchezza e compensazione generazionale di contribuzioni equilibrate alla vecchiaia da parte dei giovani. Senza crescita della popolazione la domanda non cresce più.
.
Come può infatti crescere il PIL se la popolazione non cresce? Certo con la produttività, le esportazioni, ma è vero? E per quanto? In realtà questo è stato il modo per avviare la famosa politica nefasta di sviluppo del PIL attraverso la crescita dei consumi individuali. Invece di più gente che consuma “normalmente” (e non vive per consumare) si sceglie di aver meno gente che consuma individualmente sempre più. Per convincere a consumare come stile di vita nasce la cultura del cosiddetto “consumismo", della soddisfazione a breve (il tempo di una vita) con ogni cosa (tutto subito). La teorizzazione del consumismo è stata accompagnata e sostenuta dalla certezza filosofica che l’uomo, essendo un animale intelligente, andasse soddisfatto materialmente per renderlo felice.
Cosicché si crea una generazione di “animali intelligenti” con la pancia piena, il gurdaroba ed il garage pieno, e l’intelletto vuoto e lo spirito assente.

Il problema è che per fare consumare individualmente sempre più si deve anche fare
guadagnare sempre più. Contraddizione evidente: così si spinge anzitutto a non risparmiare più ed a
indebitarsi pur di comperare tutto subito. Ma per far consumare di più tutti (abbienti e meno) si deve
anche vender prodotti a basso prezzo e far crescere il potere di acquisto. A questo scopo si
delocalizzano le produzioni in paesi emergenti a basso costo (Asia soprattutto), cosa che
però significa esportare produzione e occupazione.

In sintesi, interrompendo le nascite, deindustrializzando, delocalizzando, non risparmiando ed
indebitandosi per consumare, si è provocata la crescita esponenziale dei costi fissi dovuta
all’invecchiamento della popolazione senza crescita reale del PIL e senza un sistema economico
equilibrato interno all’Occidente. Questi costi fissi sono stati pensioni e sanità dovuti allo squilibrio
della popolazione che invecchiava soprattutto. Detti costi fissi vengono assorbiti da tasse, sempre in
crescita. Nei fatidici ventisette anni il peso delle tasse sul PIL viene raddoppiato. Che succede se le
tasse crescono? Succede che diminuiscono i redditi reali, il potere di acquisto e si guadagna meno,
si risparmia sempre meno, si investe meno, si ha più paura dell’avvenire, ci si sposa più tardi,
entrambi i membri della coppia decidono di dover lavorare , non si fanno figli. La crescita delle tasse
sulle imprese provoca meno investimenti, meno produttività, meno occupazione in prospettiva .

Oggi, grazie a tutto ciò, una coppia a parità di studi, di occupazione professionale, di età,
guadagna circa la metà di quanto guadagnava trenta anni fa il “capofamiglia”. Lo abbiamo detto, in
trenta anni il peso delle imposte sul PIL è raddoppiato, e ciò è avvenuto perché abbiamo pensato di
ignorare leggi naturali che sono fondamento delle leggi economiche. Abbiamo ignorato leggi morali
che provocano il cattivo uso del mezzo economico e finanziario. Tutto ciò Benedetto XVI lo ha scritto nell'enciclica Caritas in Veritate. E questo il Pontefice lo ha scritto circa quattro anni prima che l’Istat lo rilevasse con opportune statistiche. Se si contraddice la vita e si ignora che lo sviluppo economico deve esser integrale e non solo materiale, se si concepisce l’uomo quale animale intelligente da soddisfare solo materialmente, togliendogli la sua dignità originale, ebbene, se si fa
tutto ciò, non si può altro che “impoverire” da ogni punto di vista.

Se non si fanno figli, confidando solo nel consumismo (importando beni a basso costo da altri paesi) per far crescere il PIL, non si mantengono gli anziani, non si crea sviluppo sostenibile, non si creano posti di lavoro, non si permette la formazione di famiglie con il desiderio soddisfatto di fare altri figli. Una specie di autoestinzione modello cataro (albigese) su basi economiche. Ecco perché lo
strumento economico, senza un fine, può diventare dannoso.

Conclusione: se la diagnosi delle ragioni di questa crisi è sbagliata, la terapia non produrrà conseguenze positive. E' un fatto che gli attuali candidati politici, che si sforzano di produrre idee forti di carattere economico, dovrebbero
capire. Altrimenti l’Istat nel 2020 rileverà che il reddito degli italiani è ormai assimilabile a quello degli abitanti di qualche paese in via di sviluppo.

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UNIONE EUROPEA - Comunità di uguali?


La Disuguaglianza delle Nazioni

Da  JFK a Frau Merkel


Ich bin ein Berliner!.............

Den eimai Ellenas!





26 giugno 1963
Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino. L’ispirato discorso del Presidente Kennedy, che meno di cinque mesi dopo sarebbe stato assassinato a Dallas, era destinato ai tedeschi ma anche a tutti gli altri popoli della Comunità Atlantica. Siamo una sola comunità disposta a battersi per la salvaguardia di ogni suo membro, a partire da quelli più esposti e più in difficoltà. Nessuno abbandona l’amico anzi, semmai, questo rafforza in noi la determinazione a difenderlo. E, in questo senso, “nessuno vale meno di nessun altro”.


18 ottobre 2010
A  Deauville, in occasione del Vertice del G8,  tutto il Mondo, l’Occidente, l’Europa stanno attendendo il comunicato stampa, che fa seguito all’incontro dell’asse franco-tedesco, per capire che cosa succederà della Grecia e del suo debito sovrano. Le parole sono pietre lasciate cadere sulla Comunità: “anche i privati pagheranno il conto del fallimento della Grecia”. La gravità di questa affermazione sta nell’accettazione implicita del fatto che uno Stato membro dell’Eurozona può tranquillamente essere lasciato fallire. Il comunicato è formalmente franco-tedesco ma, in realtà, è la mera registrazione della volontà della Cancelliera  Angela Merkel che scandisce le parole:  Io non sono greca!.....


Oggi stiamo arrivando al dunque!

Da qui il contagio greco si espande anche ad altri Paesi ed alimenta il fertile terreno della speculazione. Ora è tutto evidente, si scommette sul fallimento non tanto di questo o quel singolo Paese, ma su quello dell’euro nel suo complesso. L’Europa dell’euro, dopo aver contribuito a pagare, anche se indirettamente con tassi schizzati in alto e che hanno portato in recessione molte economie, il prezzo dell’unificazione tedesca rischia oggi la catastrofe economica e la sopravvivenza o la morte dell’euro.
Il solo modo per evitare questo scenario da incubo è restaurare ed incrementare la condivisione di un destino comune ai popoli d’Europa che deve avere alla sua radice il principio di uguaglianza. Così solamente si renderà possibile la redistribuzione del fardello del costo di un bene prezioso, come la moneta unica, dal settore pubblico a quello privato, dai Paesi in deficit a quelli in surplus. L’Italia, per contribuire a questo processo d’integrazione,  non deve omettere di riconoscere quanto viziata sia la sua situazione di partenza e, attraverso politiche virtuose, intervenire con forza e decisione su quello che tutti conoscono e nessuno sembra in grado di affrontare: carico fiscale elevato, malburocrazia, corruzione, sperperi e privilegi,  evasione fiscale alle stelle.













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REDDITOMETRO - BRIVIDO BLU


Agenzia delle Entrate e Redditometro
Uno spauracchio per il contribuente onesto o una leva per responsabilizzare gli evasori?

Abbiamo chiesto all'avvocato Fabrizio Luches, Funzionario della Regione Friuli-Venezia Giulia e del Consorzio per lo sviluppo industriale di Tolmezzo, nonchè pubblicista su riviste specializzate del "Sole 24 Ore", grande esperto in materia amministrativa e fiscale, di stendere alcune valutazioni in merito a tale complessa materia, avendo cura di sottolineare, in particolare, l'aspetto relativo all'obbligo, che per questo strumento ricade sul contribuente, di dimostrare la congruità delle spese rispetto il reddito dichiarato.
Lo ringraziamo per la disponibilità. 




 LA QUERELLE SUL REDDITOMETRO E L’ONERE GRAVANTE SUL CONTRIBUENTE
 
Risale al 4 gennaio scorso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del DM 24.12.2012 con cui il Ministero dell’economia e delle finanze ha individuato il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva sulla base del quale può essere fondata la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche. Il decreto precisa che per elemento indicativo di capacità contributiva deve intendersi la spesa sostenuta dal contribuente per l'acquisizione di servizi e di beni e per il relativo mantenimento, il cui elenco è contenuto nell’allegato A (diviso in 11 categorie di spesa: alimentari e abbigliamento; mobili ed elettrodomestici; combustibili ed energia; trasporti; comunicazioni telefoniche; casa; istruzione; tempo libero, cultura e giochi; sanità; investimenti; altri beni e servizi).
Va precisato che l’istituto non è di recente introduzione, trovando previsione normativa sin dal 1991 nel comma 5 dell’art. 38 DPR 29.09.1973 n. 600 (poi modificato dalla legge 248/2005 e da ultimo dalla legge 122/2010) che, in materia di accertamento redditometrico, prevede la possibilità di fondare la determinazione della capacità contributiva sul contenuto induttivo individuato mediante l'analisi di campioni significativi di contribuenti, differenziati anche in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza. In tale caso la norma fa sempre salva per il contribuente la prova contraria prevista in materia di accertamento sintetico (cioè la determinazione del reddito complessivo del contribuente sulla base delle spese di qualsiasi genere sostenute nel corso del periodo d'imposta di cui al comma 4 dell’art. 38 cit.): spetta quindi al contribuente dimostrare che il finanziamento della spesa sostenuta è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d'imposta, o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile.
L’aspetto dell’istituto che ha suscitato maggiore perplessità è, oltre il suo ampio raggio di applicazione (tenuto conto che colpisce tutti i contribuenti persone fisiche, indipendentemente dal fatto che siano o meno soggetti obbligati alla tenuta di scritture contabili), il fondarsi su presunzioni semplici, purchè ovviamente siano “gravi, precise e concordanti”.
Sul punto è bene segnalare che recentemente la Sezione tributaria della Suprema Corte ha chiarito che le presunzioni semplici costituiscono una prova completa alla quale il giudice di merito può attribuire rilevanza anche in via esclusiva ai fini della formazione del proprio convincimento, nell'esercizio del potere discrezionale, istituzionalmente demandatogli, di scegliere, fra gli elementi probatori sottoposti al suo esame, quelli ritenuti più idonei a dimostrare i fatti costitutivi della domanda o dell'eccezione, non occorrendo l'acquisizione, a conforto, di ulteriori elementi presuntivi o probatori desunti dall'esame della documentazione contabile o bancaria del contribuente, in quanto, se gli indizi hanno raggiunto la consistenza di prova presuntiva, non vi è necessità di ricercarne altri o di assumere ulteriori fonti di prova (cfr. Cass. Civ., sez. trib., 06.06.2012, n. 9108).
Inoltre, sempre in tema di elementi sulla cui base determinare induttivamente il reddito da quello posseduto, la Suprema Corte ha aggiunto che l'ufficio finanziario è sempre legittimato ad applicare le presunzioni semplici per l'accertamento sintetico, risalendo dal fatto noto a quello ignoto, senza che possa ravvisarsi, nella disposizione che consente l'esercizio di tale potere, una violazione del principio costituzionale della capacità contributiva, di cui all'art. 53 della Costituzione.
L’Autorità giudiziaria è giunta a tale conclusione proprio per la circostanza che è sempre consentita, anche se a carico del contribuente, la prova contraria in ordine al fatto che manca del tutto una disponibilità patrimoniale, essendo questa meramente apparente (il caso di specie infatti ha visto cassata la sentenza di merito che, dopo avere ritenuto legittimo il ricorso al metodo di accertamento sintetico, sulla base dei dati ricavati dalla compravendita immobiliare conclusa dal contribuente, aveva omesso di esaminare gli elementi, offerti dal contribuente, sottesi a dimostrare la provenienza delle risorse finanziarie utilizzate per la conclusa compravendita immobiliare, dissimulante una donazione ed in ipotesi, idonei a giustificare l'investimento patrimoniale effettuato; Cass. Civ., sez. VI, 17.10.2012, n. 17805).

Avv. Fabrizio Luches

Tutto ciò premesso, come ci si deve comportare in caso di accertamento?

 L’ufficio che procede alla determinazione sintetica del reddito complessivo (procedura ammessa a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno il 20% quello dichiarato) ha l’obbligo di invitare il contribuente a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti (commercialisti, legali, funzionari CAF, ecc. muniti di specifica procura; cfr. art. 63 DPR 600/73 in materia di rappresentanza e assistenza dei contribuenti) per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento.
In tale sede è opportuno che il contribuente giustifichi le voci di spesa accertate ad esempio con redditi esenti (es. Bot, Cct) o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta (es. depositi bancari), ovvero derivanti da eredità, donazioni, vincite o risarcimenti patrimoniali.
Successivamente, l’ufficio ha l’obbligo di avviare il procedimento di accertamento con adesione invitando il contribuente nelle forme previste dall'art. 5 D.Lgs. 218/1997. Il contribuente può prestare adesione ai contenuti dell'invito mediante comunicazione al competente ufficio e versamento delle somme dovute entro il quindicesimo giorno antecedente la data fissata per la comparizione. Alla comunicazione di adesione, che deve contenere, in caso di pagamento rateale, l'indicazione del numero delle rate prescelte, deve essere unita la quietanza dell'avvenuto pagamento della prima o unica rata. In caso contrario il competente ufficio dell'Agenzia delle entrate provvede all'iscrizione a ruolo a titolo definitivo delle somme accertate.
Ovviamente, avverso tutti gli atti dell'Amministrazione finanziaria individuati nell'art. 19 D.Lgs. 546/1992 il contribuente, entro 60 giorni dalla loro notifica, può sempre presentare ricorso alla competente Commissione Tributaria Provinciale."

Avv. Fabrizio Luches




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La galassia Bersani

La galassia di Bersani
Quanto peserà sul risultato elettorale il non aver dato credito alla “unica vera novità”  apparsa sulla scena politica!..... Renzi!
Premesso che gli sbarramenti ed i premi attuali sono veramente da “porcellum”, comunque si evince che il PD, per poter governare con serenità in entrambi i rami del Parlamento deve vincere almeno in Lombardia (Veneto, Lazio e Sicilia sono le altre regioni che possono fare la differenza), altrimenti metterebbe il Senato a forte rischio.


Anche la sua compagine, purtroppo, risente del clima infido che si va instaurando in questi giorni: al di là delle primarie e delle “parlamentarie” ben quasi 120 candidati sono stati scelti direttamente dal Segretario e posizionati sul territorio secondo le sue volontà  e la sua scaletta decrescente.
Altro dato la continua fuga dalla magistratura anche di personaggi importanti e che ricoprivano ruoli di primissimo piano nelle diverse azioni giudiziarie: per loro è sempre riservato un seggio sicuro, sia esso il Mugello o il Lazio.
In questo turbinio vorticoso di uomini c’è una forte perplessità sul ruolo effettivo, in queste elezioni, dei moderati Letta e Franceschini: dopo non aver partecipato alle primarie, lasciando solo ed allo sbaraglio il povero Tabacci (1% il suo risultato finale), quali carte avranno da giocare per pesare quindi contare all’interno del partito di Bersani? Poche, riteniamo,  perchè rappresentano veramente poco.
Anche qui gran parte dei nomi  garantiti sono sempre gli stessi: Bindi (bastaaaaa), Epifani, Casson, Marini, Gasbarra, Finocchiaro e Franceschiniani, Dalemiani, Veltroniani, Renziani (pochi e non in proporzione – mica scemo il segretario) e Bersaniani (tanti).
E poi si dovrà fare i conti con il SEL di Vendola, forse con Di Pietro e magari con Rivoluzione Civile di Ingroia. Mamma ci liberi;  da quest’ultimo anche i suoi intellettuali stanno fuggendo (vedi Revelli) e, mentre lui abbozza, le critiche, anche interne, lo stanno massacrando. Ci dispiace per Borsellino e La Torre ma, forse, per loro un seggio salterà fuori. Dopo la fuga e la dichiarazione di Carlo Freccero “non può funzionare una lista che si basa su un ossimoro” non rimane al buon Magistrato che sperare in Vauro e, chissà, magari in Santoro.

D’altra parte la sua è una lista che nel programma punta solo sulla legalità: troppo poco per oggi che c’è bisogno di economia, lavoro e sviluppo sociale.
E per finire anche Bersani deve dare senso e continuità alla sua piattaforma programmatica, senza modificare i contenuti essenziali del suo essersi posto di fronte all'elettorato italiano come candidato che vuol vincere e vuol governare questo Paese. L’aver affermato, proprio il giorno del via delle campagna elettorale del PD, di non voler più portare avanti una “patrimoniale” – dopo che per tutte le primarie ne aveva spiegato la necessità e la funzione anche come equilibratore sociale – appare quanto meno strano e, sicuramente, destabilizzante anche all’interno del suo Partito. Che anche lui si allinei nel colpire i ceti più deboli e nel non toccare mai i privilegi e le grandi ricchezze non potrà portargli niente di buono oltre che ad indebolirlo elettoralmente.

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Flash dall'Italia e dal FVG

NOTIZIE FLASH

Italia in linea - Le lezioni del Professore

  • Dopo le lacune della politica risolverò i problemi dei cittadini;
  • I cittadini si sono cullati nell'illusione che tutto è male nella politica e che il bene sia nella società civile;
  • Ecco i difetti dei partiti tradizionali: populismo,orizzonti di breve periodo, interessi immediati, protezione di categorie, poco interesse al domani e per i giovani;
  • La salita in politica mi è imposta dalla coscienza;
  • Non mi vedo in un governo di cui non condividessi il 98% del programma;
  • Non cisaranno politici nella mia lista;
  • Siamo un grande Paese, non vogliamo più essere derisi;
Da noi l'augurio che la sua coscienza gli consenta di mantenere questi impegni con gli Italiani anche se, per il momento, sembra che tra recuperi e transfughi non si sia fatto mancare proprio niente.

Candidati in Italia ed in Regione 
  • Candidature ed incompatibilità. Le eccezioni stanno per diventare regole;
  • Le quote vengono spartite in base a considerazioni di risultato possibile;
  • Sui criteri di rappresentanza non c'è chiarezza ma solo principi non stabiliti;
  • Poca attenzione alle novità portate da Italia Futura;
  • Ha forse ragione Alfano quando afferma che Monti ha dato vita a tre liste? Una di serie "A", una di "B" ed una di "C". A voi la scelta!

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Monti: una agenda da riempire

AGENDA MONTI
Una cornice da riempire
Alla base di una scelta non ci sono solo motivazioni sentimentale o politiche. In questi anni trascorsi abbiamo auspicato e sperato in una svolta liberale che, purtroppo, non c’è stata, nonostante l’Italia non abbia alcuna alternativa e debba scegliere l’Europa.
Oggi, dopo un anno e mezzo di governo tecnico, il commissario Monti decide di “salire in politica” e presenta una sua “agenda di lavoro” (vulgo – programma) verso la quale c’è tutta la nostra disponibilità a valutarne i contenuti.
Ma, per il momento, stiamo osservando solamente una attendibile cornice. Rimane, per noi, l’impegno di vedere come il professore la riempirà, o la lasceranno riempire, i suoi amici ed alleati, anche in base ad un esito del confronto elettorale al momento estremamente indeciso. Più avanti analizzeremo in dettaglio i percorsi possibili in economia. Ora ci saltano agli occhi i problemi e, soprattutto, quei problemi che richiedono una risposta (= soluzione) urgente e per i quali nessuno ha fatto ancora qualcosa.
Prudenza ed attenzione sono dunque di rigore: le sorprese sono sempre dietro l’angolo e, se consideriamo quanto e come si è lavorato sino ad ora, bisogna dire che certe perplessità sono del tutto fondate. Abbiamo già detto in passato che le deleghe in bianco non portano a nulla di buono.
Inoltre, se osserviamo quanto sta accadendo a livello nazionale e regionale in queste settimane, probabilmente si ravviserebbe  la necessità più di una riflessione psichiatrica che di un ragionamento politico. Tutti, e sottolineiamo tutti, i protagonisti della corrida politica stanno dimostrando solo una dote comune: il desiderio imperituro di salvare la propria “carega” fregandosene bellamente del popolo.
Monti ha dichiarato sulla stampa nazionale che, “avendo iniziato riforme radicali che vanno proseguite” vuole “misurarsi solo con gli italiani e non con i diversi partiti” portando politiche di radicale cambiamento e non moderate. Questa enunciazione necessità però di contenuti precisi e concreti, che il senatore dovrà inserire dettagliatamente in agenda per conquistare il voto dei delusi, degli astensionisti ma anche dei moderati. Alcune semplici ed immediate domande attendono una comprensibile risposta: cambiamento verso dove? Quale politica economica? Quale azione nei confronti del sistema burocratico? E lo Stato sociale: va tutto buttato o c’è ancora qualcosa di buono da salvare? E l’Italia fondata sul lavoro? E così di seguito, si potrebbe proseguire quasi all’infinito tanti sono i nodi ai quali si dovrà dare risposta.
Solo se sarà chiaro su tutti questi temi e convincente nel suo rapporto democratico con la popolazione italiana  potrà sperare in una consistenza elettorale che lo premi sul piano della credibilità e gli permetta di proseguire con un  programma di riforme sostenuto e condiviso dalla società civile. Altrimenti la defaillance sarà inevitabile.

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