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E' LA PRIMA VOLTA PER L'ITALIA




NAPOLITANO AL QUIRINALE!!!

Grande sacrificio del Presidente  difronte l'incapacità della politica

Ora dovrà anche garantire governo ed equilibri politici


Si è conclusa, politicamente parlando, una delle settimane più terrificanti per il paese Italia. La rielezione a Presidente di Giorgio Napolitano, peraltro avvenuta nel modo in cui tutti abbiamo potuto assistere, praticamente in diretta, e dopo che il P.D. aveva deciso di auto eliminarsi con un comportamento al limite della follia,  risolve provvisoriamente il problema di occupazione del Quirinale ma sancisce anche la disfatta della coalizione che aveva vinto alle recenti elezioni politiche. Ora  tutti dicono la loro e, come sempre accade, i bravi politicanti  trovano ogni giustificazione per non porre l'accento sull'ignobile spettacolo messo in mostra davanti a tutta la platea Nazionale e Mondiale. C'è chi anche, come Minniti e Franceschini che ha  persino avuto il coraggio di sottolineare, a caldo,  "il grande senso di responsabilità tenuto dal Partito Democratico nella sesta votazione....." (sic!!).

Come la vediamo noi, invece, l'unica vera fortuna  è quella che a garantire la Costituzione Italiana e l'unità del Paese ci sia ancora il Presidente Napolitano, un vero "Padre della Patria", uomo di nerbo e di principi, con una moralità al di sopra di ogni sospetto.

Va però anche sottolineato che la tendenza comportamentale emersa in questo frangente, e dal Presidente perseguita in tutta questa vicenda,  porta alla necessità di riconsiderare l'aspetto Costituzionale della Presidenza della Repubblica, inducendo ad una possibile trasformazione della stessa in una Repubblica Presidenziale con elezione diretta del Presidente stesso.

Ora  guardiamo un po' indietro e pensiamo cosa sarebbe potuto succedere se le Camere avessero eletto altri personaggi facenti parte di una storia passata e che hanno anche contribuito in misura molto significativa a portare il Paese in questa situazione di crisi politica, sociale ed economica, prima di tutto interna. Ed affermiamo ciò perchè esiste ancora il rischio di trovarci qualche tragico pensatore politico magari alla guida di un Governo che ormai dovrà poggiare praticamente sulle "larghe intese" (vederemo se con questo termine si intenderà l'affrontare i problemi essenziali del Paese con soluzioni condivise dai due principali partiti o far finta di collaborare con il solo intendo di andare prima possibile al voto).

Purtroppo in momenti come questi c'è dunque il grande rischio che la poca fantasia e la scarsissima propensione al rinnovamento porti alla luce quei soliti nomi, chiaramente dal popolo identificati come "principi della casta politica". E tra questi in particolare due.

Lamberto Dini, quello che seppellì per sempre le rendite di anzianità e che introdusse il severo sistema contributivo al posto di quello retributivo, colui che fu chiamato l'uomo "taglia pensioni" ma che però personalmente ne incassa due entrambe ricchissime e le accumula per di più con un terzo assegno di Stato, quello dell'indennità da Senatore. A spanne oltre 40.000,00 euro netti al mese; roba da far venire l'indigestione anche ai lottatori di "sumo". Uomo lui, altresì bravo a fare spesso, specialmente quando conviene, il salto della quaglia: prima ministro del centro destra, poi capo del governo con i voti del centro sinistra. "Lacrime e sangue per stare in Europa" e "scusate, ma i sacrifici sono necessari": queste le sue parole d'ordine anche se lui di sacrifici ne ha imposti molti ma ne ha fatti pochi. Infatti nel 1994, pochi mesi prima di tagliare le pensioni altrui si premurava di mettere in cassaforte due splendide pensioni per se. Diciamo che rispecchia la coerenza dell'italiano medio che opera nel pieno rispetto della legge; solamente che è lui che fa la legge.

Oppure, altro nome che si sente pronunciare, è quello di Giuliano Amato, che con la sua manovra "monstre" dell'autunno del 1992, tutta lacrime e sangue, fu il primo Presidente del Consiglio Italiano a tagliare le pensioni d'anzianità dopo averle bollate come un'ingiustizia ed uno spreco. Come ministro del governo D'Alema dichiara in Parlamento nel luglio del 1999: "senza la riforma delle pensioni me ne vado". Argomento che ribadisce anche successivamente aggiungendo che "i sacrifici sono necessari". Ha anche invitato tutti coloro che godono di un reddito alto a rinunciare all'egoismo a beneficio degli appartenenti alle fasce di reddito più basse e dunque incapaci di crearsi una pensione complementare. Richiami che hanno spaventato milioni di onesti padri di famiglia che hanno pensato che sarebbero scomparse le poche certezze del loro futuro. Il Dottor Sottile, molto sottile e molto moralista, non si è risparmiato in questa crociata e si è impegnato a mostrarci l'importanza dell'essere virtuosi e del sapersi accontentare di poco. Per aiutarci su questa strada si è anche impegnato a mettere le mani nei conti correnti degli italiani. Lui d'altra parte è tranquillo. Nemico di tutti i baby pensionati, è andato in pensione a 59 anni e, tra permessi di cumulo e leggi e leggine che gli hanno consentito di veder trattate le indennità come veri e propri stipendi, oggi si porta a casa ben oltre 30.000,00 euro netti al mese. Non male, no? E per finire, nel 2010, Amato ha sostenuto, in un'intervista al "Corriere della Sera", le ragioni della rivolta giovanile con queste parole. "Protestano contro la voracità dei vecchi". Non ci sono parole per definirlo quando fa finta di non ricordarsi che da vecchio  incassa vitalizi d'oro.

E' proprio il caso di dire: "Che Dio ci aiuti".































2 commenti:

  1. Amato era già ministro in anni in cui il muro di berlino era ancora in piedi, internet non esisteva, Vicini allenava la nazionale, l'auto dell'anno era la Fiat Uno. Quella vecchia.
    Come possa - il signor Amato - essere una risposta seria alla crisi di oggi resta un mistero. Tanto valeva riesumare Andreotti.

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    1. Anonimo...a dir poco "profetico" riguardo Andreotti...

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