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LA SPERANZA IN UN SORRISO

 FRANCESCO - VESCOVO DI ROMA

Una forte e viva sensazione ci ha preso subito, è entrata nel profondo del cuore e non ci lascierà più:

è uno di noi, è con noi, non ci abbandonerà mai



Abbiamo chiesto a Mauro Biscosi, Presidente del centro culturale Giovanni Paolo II di Tolmezzo, una riflessione sul nuovo Papa.

La pubblichiamo con piacere, condividendone i contenuti:




Alcuni giorni prima della elezione a Sommo Pontefice del Card. Bergoglio, mi chiesero di partecipare al toto-Papa, quell’inutile sport che coinvolge tanti nel cercare di individuare il nome del futuro Papa. Risposi che la cosa non mi interessava anche perché lo Spirito Santo aveva già più volte dimostrato di avere altri criteri di scelta, innegabilmente più efficaci dei nostri.


Così quando dalla loggia di Santa Pietro il card. Tauran ha annunciato il nome del card. Bergoglio, dopo una prima reazione di stupore e sorpresa, ho sorriso pensando che ancora una volta lo Spirito Santo si è fatto beffa dei vari vaticanisti o presunti tali.


Ammetto di non conoscere bene il card. Bergoglio, per cui ciò che dirò si basa su quanto in questi giorni ha detto nei momenti ufficiali in cui da Papa Francesco si è presentato al mondo intero, e su quanto è stato ripreso dei suoi interventi in passato.

Devo dire che, se il buon giorno si vede dal mattino, sarà un pontificato luminosissimo nella scia di quello dei suoi predecessori da Giovanni Paolo I a Benedetto XVI passando per il Beato Giovanni Paolo II.


"Se non confessiamo Gesù Cristo, diventeremo una Ong assistenziale ma non la Chiesa, sposa del Signore". Papa Francesco, nella sua prima omelia da Sommo Pontefice, ha chiarito subito che la vera riforma nella Chiesa è la fede, e la testimonianza della fede. 
E in questo si è messo nel solco magisteriale già tracciato da tutti i papi precedenti (specie da Benedetto XVI che aveva indetto l’anno della fede): non dimentichiamo che il ministero petrino istituito da Gesu’ e’ sacro perchè ha il potere ed il compito di confermare nella fede i fratelli, indipendentemente dalla santità personale del singolo papa.
Ciò non toglie che anche papa Bergoglio darà una sua impronta particolare a questo cammino, ma allo stesso tempo è chiaro che condivide con chi l’ha preceduto il giudizio più profondo sulla realtà attuale.
E’ giusto metterlo in evidenza perché in queste poche ore dalla sua elezione c’è stato un diluvio di commenti e analisi da parte soprattutto dei soliti noti, che hanno tentato di arruolare Jorge Mario Bergoglio nel partito del progressismo estremo, alimentando l’attesa di riforme radicali soprattutto nel campo della morale (per alcuni sembra proprio che questa sia l’unica preoccupazione). 
In realtà è bene chiarire che il curriculum di papa Bergoglio al proposito parla ben chiaro: non solo ferma opposizione a qualsiasi riconoscimento delle coppie gay ma Bergoglio – da arcivescovo di Buenos Aires e primate della Chiesa argentina - si è anche distinto per le sue nette prese di posizione contro l’aborto e l’eutanasia. 

Così come, più volte, ha anche negato la possibilità di mettere in discussione il celibato dei preti (con buona pace di tanti preti di frontiera).

Insomma, chi identifica la riforma della Chiesa con queste false aperture alla modernità – che peraltro hanno già costituito una disgrazia per le altre denominazioni cristiane – sarà ben presto disilluso.

La riforma che intende papa Francesco è ben più ardua, è la strada della Croce, è la conversione: e qui non servono sterili rivendicazioni di presunti diritti, ma il riconoscersi anzitutto bisognosi di essere salvati. Infatti nell’omelia e nell’Angelus di domenica ha ricordato che se tanti sono disperati, il problema non sta nella misericordia di Dio, che il Signore offre oggi come ieri e come sempre.  

«Il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono». 
Si tratta dunque di non stancarsi di tornare al Signore e chiedere perdono, invocando «la Madonna, che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo». «Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono».



Mauro Biscosi


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