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RIGASSIFICATORE NEL GOLFO DI TRIESTE

UNA PIETRA SOPRA O SI RIPARTE DA ZERO?

Al Presidente Tondo la decisione finale. Intanto..........
COSA NE PENSANO GLI SLOVENI

I progetti dei terminali di rigassificazione nel Golfo di Trieste sono ritenuti strategici dall’Italia nonostante le forti opposizioni dei Paesi confinanti ed in particolare della Repubblica di Slovenia che ne verrebbe pienamente investita per le ricadute su ambiente e sicurezza.
Dei due rigassificatori, quello nel porto internazionale di Trieste è già autorizzato dalle autorità italiane. Un’autorizzazione peraltro contestata dagli ambientalisti e dalla stessa Slovenia per le pesanti vìolazioni  della procedura di VIA commesse dall’Italia.
Un’autorizzazione basata su clamorose ‘disattenzioni’ degli organi di controllo ministeriali su dati forniti dalla società proponente che nemmeno corrispondevano a realtà, sulla divisione del progetto in due parti (il gasdotto sottomarino di collegamento alla rete nazionale che dovrebbe tagliare in due il Golfo di Trieste è stato sottoposto ad una VIA separata), sulla modifica “ad hoc” del rapporto di sicurezza delle decine di depositi di combustibili costieri che si troverebbero a poche decine di metri dagli enormi serbatoi del rigassificatore.
Una mistificazione con coperture istituzionali forti che ha innalzato il livello dello scontro fino a Bruxelles con le denunce presentate dagli ambientalisti della rete AAG-Greenaction, e sostanzialmente condivise dalla Slovenia.
E proprio questa “alleanza” ha creato forti malumori negli ambienti istituzionali italiani. Un conto è potere gestire in casa le situazioni arrivando ai soliti compromessi contro legge di cui la politica italica ha dato sempre ampia dimostrazione, altra cosa è dovere rispondere delle proprie azioni illegittime a livello internazionale.
Questa insofferenza serpeggiante nei confronti di chi non fa altro che appellarsi al diritto internazionale è ben evidente tanto da sfociare in alcuni casi addirittura in spiacevoli episodi di intolleranza che vedono il coinvolgimento delle stesse scuole di Trieste, utilizzate quale mezzo di propaganda contro “l’odiato” vicino Sloveno reo di finanziare -secondo alunni maldestramente preparati dai loro “tutori istituzionali” – le proteste di chi si oppone ai rigassificatori. Ecco così che gli studenti di una IIIª media diventano strumento di disinformazione a sfondo vagamente razzista nelle mani di chi dovrebbe educarli invece alla tolleranza e alla multietnicità.
E una bandiera sventolata nel corso di una manifestazione di protesta diventa “casus belli”: la bandiera slovena (ma in realtà quella che compare nella foto incriminata dagli studenti è croata) non può essere evidentemente tollerata sul “sacro suolo italico”. E poi la “piccola” Slovenia ha poco da insegnare alla “grande” Italia: non è forse vero che ha dato l’autorizzazione alla costruzione di un rigassificatore a Veglia?
Peccato davvero che gli insegnanti di questa scuola italiana che porta il nome di un reparto militare (Divisione Julia) travolti evidentemente da un insano impeto nazionalista non abbiano spiegato ai loro studenti che l’isola di Krk (Veglia) si trova in Croazia… Tanto la colpa è sempre della “cattiva” Slovenia…

...riportato da Redazione Intenazionale

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