GIORNATA DELLA MEMORIA
Insieme per ricordare a futura memoria.
Ha detto giustamente Moni Ovadia: il ricordo non è dei morti ma dei vivi e per i vivi, per le future generazioni , affinchè possano vivere in un mondo sempre migliore e costruire la loro esistenza sui valori fondanti l'unione pacifica dei popoli.
Infatti non esiste presente e futuro senza la memoria del passato.
Pensate! Non ricordare, non voler ricordare, persino negare, in molti casi. Una tendenza ed una deriva sociale e culturale che bisogna conbattere con tutte le forze anche incominciando ad insegnare la storia dei popoli a partire dalle più giovani generazioni.
Non ricordare!! E' come se ad ogniuno di noi oggi venisse a mancare inprovvisamente la memoria e non potesse più riconoscere nè i genitori, nè i fratelli e le sorelle, nè i parenti, gli amici e tutti i conoscenti. Un vuoto di memoria illimitato ed imperituro che ci porterebbe all'annullamento della personalità ed all'azzerramento del significato del senso della nostra esistenza terrena, e non solo.
Ho visitato un campo di concentramento in Baviera e sono stato ad Auschwitz. Vi assicuro che non è stata una passeggiata e che quanto ho visto ha lasciato in me un profondo segno.
Questa, purtroppo, è una storia complessa. E' una storia di carnefici, di assassini che sono anche uomini comuni, piccoli e grandi carrieristi nell'amministrazione, nell'esercito, nel partito nazionalsocialista, ciascuno impiegato a seconda delle competenze specifiche nella realizzazione di un progetto mostruoso che nemmeno la più diabolica mente umana avrebbe potuto escogitare.
Questa è anche una storia, molto più composta, di una folla immensa di vittime, provenienti da mondi tra loro molto lontani ed avviata ad una comune destino tragico.
C'è purtroppo anche una storia di "spettatori" che va dai piccoli profittatori dello sterminio, agli inesplicabilmente distaccati governanti dei Paesi in guerra con la Germania, alle associazioni ebraiche degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Palestina, così convinte di essere impotenti che finirono di fatto per esserlo.
Per quanto attiene al comportamento della Chiesa di Roma, ed in particolare all'operato di Pio XII°, penso alle parole di Giovanni Paolo II° :
"Nessuno dimentichi l'Olocausto", dice Giovanni Paolo II, in visita al mausoleo
dell'orrore, il mausoleo del genocidio a Gerusalemme. Rispondendo all'intervento
del premier israeliano, Barak ("Israele è una nazione che ricorda, non possiamo
dimenticare la Shoah, ma il viaggio del Papa guarisce le ferite del passato") il
pontefice, tra la commozione generale, e dopo essersi inginocchiato davanti alla
fiamma che ricorda i sei milioni di ebrei sterminati durante la seconda guerra
mondiale, usa parole dure, parole forti di condanna dell'Olocausto e
dell'antisemitismo, sottolineando che la Chiesa "rifiuta ogni forma di
razzismo". Ed ha aggiunto: "siamo sopraffatti dall'eco dei lamenti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e bambini gridano a noi dagli abissi dell'orrore che hanno conosciuto. Come possiamo non prestare attenzione al loro grido? Nessuno può dimenticare o ignorare quanto accadde. Nessuno può sminuirne la sua dimensione. Noi vogliamo ricordare!"
Ed ha concluso con:
"La Chiesa cattolica è profondamente addolorata dall'odio, dagli atti di
persecuzione e dagli atti di antisemitismo diretti contro gli ebrei dai
cristiani in ogni luogo e tempo. In questo luogo della memoria - aveva detto
all'inizio del discorso - la mente, il cuore e l'anima provano un estremo
bisogno di silenzio.
Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di dare un senso ai
ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole abbastanza
forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah. Io stesso ho ricordi
personali di tutto ciò che avvenne quando i nazisti occuparono la Polonia
durante la guerra. Ricordo i miei amici e vicini morti".
Il Coordinamento di Alleanza per Tolmezzo
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